Trasferire il Rischio in Caso di Crisi
Assicurarsi contro un determinato evento avverso è una strategia di continuità operativa assolutamente plausibile, ma che richiede competenze piuttosto specialistiche e decisioni ben ponderate.
In caso di evento critico e conseguente cessazione dell'attività di un'Azienda, i costi fissi sostenuti durante il periodo di fermo totale o parziale, le spese straordinarie sostenute per la ripresa della regolare attività (come ad esempio l'affitto di nuovi locali, il lavoro straordinario, i costi per la manodopera esterna, le lavorazioni affidate a terzi, ecc.), i costi di bonifica e ripristino potrebbero essere considerati all'interno di una polizza.
In questi casi chi si occupa di Business Continuity deve avere anche una buona conoscenza dei prodotti assicurativi e interfacciarsi con regolarità con chi in Azienda si occupa di coperture assicurative.
Meglio sarebbe se vi fosse sinergia fra le funzioni aziendali che si occupano di continuità operativa, di rischi e il Broker; "deve essere un lavoro di squadra" in cui ogni professionalità fornisce gli elementi e le giuste valutazioni per ridurre al minimo il danno in caso di evento avverso con il minimo costo per l'Azienda.
Sull'argomento di seguito riporto due considerazioni di cui è importante soffermarsi a riflettere.
1°) da un'indagine ANIA sulle piccole e medie imprese, dal campione preso in esame risulta che la copertura assicurativa per ramo ha i seguenti valori percentuali:
* Incendio e danni 86%
* RC verso terzi e dipendenti 68%
* Furto 62%
* Merci 30%
* Rischi Tecnologici 28%
* RC Prodotto 23%
* Credito e Cauzioni 15%
* Polizze per Dipendenti 14%
* Rischio Ambientale 12%
* Business Interruption 3%
Nonostante questi dati facciano riferimento al 2010, ad oggi poco è cambiato a causa della scarsa consapevolezza sui rischi aziendali e delle loro conseguenze, unite alla percezione che le assicurazioni possano costare troppo (e per questo spesso ci si sotto-assicura).
Considerando che la Gestione della Business Continuity non è ancora molto sviluppata nelle Aziende (quindi mancano totalmente i piani di continuità operativa), il dato allarmante è che solo il 3% delle PMI ha una copertura per l'interruzione dell'attività causata da un evento catastrofico.
Al verificarsi di un evento avverso in assenza di un Sistema di Gestione della Continuità Operativa, di coperture sui danni indiretti, copertura costi di bonifica e ripristino porta al fallimento oltre il 43% delle PMI nei successivi 2-5 anni.
Meditate gente, Meditate!
2°) Quando ci si avvale di consulenti per sviluppare i Piani di Continuità Operativa, è importante accertarsi che tali piani siano sviluppati da professionisti qualificati che collaborano in sinergia con il Risk Manager (e/o la società di brokeraggio) rispettando la logica definita dalle Good Practice Guideline per i Sistema di Gestione della Business Continuity che prevedono a seguito della definizione della policy, l'analisi (business impact analysis e la mitigazione dei rischi), per poi definire le strategie di continuità che consentono di elaborare (finalmente) i piani di continuità ai tre livelli (Strategico, Tattico e Operativo) per terminare con la validazione dell'efficacia del sistema sviluppato.
È importante che tutte le fasi del sistema vengano analizzate e implementate, limitarsi a fare solo i Piani di Continuità Operativa (senza aver fatto le attività precedenti) porta ad una fiducia mal riposta che in caso di evento avverso metterebbe in serie difficoltà l'Azienda nel gestire la crisi.
A questo punto diventa indispensabile verificare a priori le capacità di chi opera nello sviluppo delle attività di Business Continuity; oltre all'esperienza comprovata, uno degli elementi discriminanti è accertarsi che sia qualificato e certificato (dal BCI o dal DRI).